Geografia del territorio di Ferrara di Monte Baldo

II territorio del comune di Ferrara di Monte Baldo si estende dalla parte centro-orientale della dorsale baldense (ad ovest nella parte più alta), fino all’altipiano tra Spiazzi (a sud) e Novezza-Cerbiolo (a nord), ed ai bordi della Val d’Adige (ad est), inciso da alcune vallette che confluiscono nella vallata di Ferrara-vajo dell’Orsa. Il comune occupa un territorio di 26,89 kmq ed è collocato nella parte nord-occidentale della provincia di Verona, al confine con il Trentino. Un territorio di montagna dalla forma di un grossolano parallelogramma, i cui confini sono rappresentati dai comuni di Malcesine, Brenzone e San Zeno di Montagna ad ovest, da Caprino V.se a sud e da Brentino-Belluno ad est, per terminare a nord con il comune di Avio (TN). Il punto più elevato del territorio comunale si raggiunge a 2175 m s.m ad est e poco sotto Punta Telegrafo (ex Monte Maggiore), al confine con brenzone, mentre il punto più basso si raggiunge a circa 500 m s.m. a sud-est della Madonna della Corona, nel vajo dell’Orsa al confine con Brentino-Belluno. 

 

La dorsale baldense a Ferrara di Monte Baldo

I principali rilievi del territorio comunale sono rappresentati dalla dorsale baldense (anticlinale maggiore) nel tratto che va dalla Punta di Naole (1659 m s.m.), alla Bocchetta di Naole (1648 m s.m.), per innalzarsi poi a Cima Costabella (2053 m s.m.), scendere al Bocchetto di Coal Santo (1983 m s.m.), risalire alla Vetta delle Buse (2155 m s.m.), continuare per Punta Sascagà (2152 m s.m.) e raggiungere quota 2175 ad est di Punta Telegrafo (2200 m s.m.). Da qui la dorsale si dirige a nord-est verso Punta Pettorina (2192 m s.m.), che non viene raggiunta dal confine comunale, il quale contorna infine il circo glaciale di Valle Larga.

 

 

Ecocene e Era Terziaria
Nell’Eocene dell’Era Terziaria (da 53 a 36 milioni di anni fa), si depositarono alcuni Calcari Nummulitici presenti soprattutto lungo la strada Graziani, a Cima Paloni, a Spiazzi e nei dintorni di Ferrara, denominati anche Calcari di Nago. Poi vengono le Calcareniti marnose dell’Oligocene inferiore (da 36 a 30 milioni di anni fa) presenti sul Monte delle Erbe (da Punta Redutte a Cima Paloni), nella zona di Novezzina e nella falesia sotto Moie.
Tutto questo territorio iniziò ad emergere dal mare probabilmente a partire da 30-20 milioni di anni fa sotto le spinte orogenetiche dovute alla collisione della zolla africana contro la zolla indo-europea (in particolare dalle spinte laterali delle micro-zolle del cuneo lessineo e delle prealpi lombarde). Una grande piega rocciosa che negli ultimi 15 milioni di anni raggiunse un consistente innalzamento, superando di oltre mille metri la quota della dorsale attuale, poi rotta e franata, rovesciandosi, a costituire l’altipiano orientale di Novezza-Ferrara-Spiazzi, dove scorreva probabilmente un antenato del torrente Tasso. Innalzamenti vi furono anche negli ultimi due milioni di anni, in gran parte smantellati e ridotti da frane, da faglie (come quelle della Valle di Ferrara e della Val Aviana), dalla consistente erosione meteorica e dalle glaciazioni quaternarie. Fenomeni neotettonici di innalzamento hanno formato scarpate lungo le faglie delle creste di Naole determinando accumuli di frana alla base del Dosso Struzzenà. Pare che negli ultimi due milioni di anni si siano succedute nel territorio del Baldo-Garda, e quindi anche in quello di Ferrara, 6 grandi glaciazioni, intervallate da altrettante fasi interglaciali. Delle prime tre (Biber da 2.400.000 anni a 2 milioni di anni fa, Donau da 1.700.000 a 1.400.000 anni fa e Gunz da 1.180.000 a 650.000 anni fa) restano poche tracce nel territorio di Ferrara in quanto tutto il Monte Baldo sarebbe stato sommerso dai ghiacciai, che comunque, con la loro esarazione avrebbero provocato la demolizione di parte dell’anticlinale baldense. Resti di paesaggi glaciocarsici del Biber sarebbero le guglie dolomitiche e rocciose intorno al versante orientale del Passo del Camino, quelle del versante orientale di Valdritta ed alcune insellature di cima Pettorina e Valdritta, mentre al Donau apparterrebbe il fungo di Sascagà ed alcune falesie tra i 1600 e 2000 metri (sotto Naole e Costabella, nel Vallone Osanna, al Marocco, ecc.). Della glaciazione Gunz restano i liscioni del Monte delle Erbe e di Cima Paloni e la sella ad U del Caval di Novezza. La glaciazione del Mindel (da 450.000 a 250.000 anni fa), vide una lingua glaciale staccarsi da quella atesina e superare la seconda anticlinale baldense tra il passo del Casello e Gambone, sormontare il Monte Castelcucco e spingersi fino a Campedello, al Dosso Struzzenà, a malga Basiana e ad Ime.
Durante la glaciazione del Riss (da 190.000 a 120.000 anni fa) una lingua glaciale si staccava da quella atesina, al passo della Crocetta, superava Monte Cor e raggiungeva la Valle di Ferrara fino all’altezza di Mezzavilla e di Moie di sotto (dove erose la falesia della Val dei Coali), passava sopra le Fraine e raggiungeva Dosso della Croce e Spiazzi, scendendo poi nella Val del Tasso.
Le falesie

vajo dell'Orsa

I monoliti e le città di roccia
Da menzionare infine i monoliti e le “città di roccia” scolpite nel Rosso Ammonitico del bordo occidentale della Valle dell’Orsa e di Monte Cor. Per quanto riguarda le grotte, nel territorio di Ferrara vi sono due piccole caverne al Cavallo di Novezza e quattro pozzi posti sul Monte Castelcucco ed al Passo Campione, oltre al piccolo pozzo del Coal de la stria ed all’eremo sottoroccia della Madonna della Corona (3494 V Vr). La grotta principale è quella della Spigola di Passo Campione (1827 V Vr ) profonda poco più di 30m.

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