Aspetti storici

Le prime, rare e discusse testimonianze di una frequentazione umana nel territorio di Ferrara di Monte Baldo sembrano risalire al Paleolitico . Inferiore (da 200.000 a 120.000 anni fa) con alcuni ritrovamenti di selci scheggiate patinate al Passo Cerbiolo ed alla Fontana della Teia. Più sicuri, come datazione, sono i ritrovamenti del Paleolitico Medio (da circa 45.000 a 32.000 anni fa), tra cui uN raschiatoio in selce rinvenuto a Cima Paloni, alcuni manufatti in selce a Cavallo di Novezza e due manufatti in selce provenienti da Val Basiana.

La frequentazione si fa più consistente nel Paleolitico Superiore (da 15.000 a 8.000 anni fa) alla fine della glaciazione Wurmiana, come attestano i ritrovamenti di Monte Castelcucco (manufatti in selce), malga Albarè e passo del Casello (manufatti e strumenti litici), Peagne e Preele (diversi manufatti). In seguito, il territorio fu percorso e frequentato nel Mesolitico (da 8.000 a 4.500 anni fa) da cacciatori-raccoglitori come testimoniano i ritrovamenti di manufatti litici di Fontana della Teia (di forma trapezoidale), malga Albarè e Monte Castelcucco.
Questi ritrovamenti attestano una presenza sporadica ed una frequentazione umana limitata al periodo interglaciale Riss-Wurm ed alle fasi più calde della glaciazione wurmiana, motivata dalla caccia estiva in gruppo e dalla necessità di rifornirsi di selce, affiorante in modo consistente nelle aree con Biancone presenti sui dossi del versante orientale baldense.
All’Età del Rame (3.000-1.800 a.C.) apparterebbero i ritrovamenti di Preele e dei ripari sottoroccia di Cima Telegrafo. Nell’Età del Ferro (1.200 – 200 a.C.) la presenza umana è testimoniata infine dai resti di castellieri retici di Campedello, Lonza e Novezza, e forse, di Castello e di Castelcucco, lungo la via di attraversamento del Monte Baldo ed anche a probabile difesa e controllo dell’approvvigionamento di minerale di ferro nella zona, già allora impiegato. Dopo le invasioni di Galli Cenomani e Boi, i Romani avrebbero occupato il territorio baldense nell’89 a.C. per punire le scorrerie delle tribù locali nel territorio veronese, ma solo nel 16 a.C. un esercito comandato da Druso sottomise definitivamente queste popolazioni locali. Il ritrovamento dei resti di una casa d’epoca romana a Pravazzar conforta la tesi sostenuta da alcuni studiosi della presenza di una strada longitudinale (poi detta Campiona), che da Caprino saliva al Monte Motta (Prea Tersa) e percorreva il versante orientale baldense, attraversando il territorio di Ferrara, strada alternativa alla Claudia Augusta che transitava nella Val Lagarina. In epoca romana nella zona di Ferrara, non solo si estraeva il minerale di ferro, ma anche lo si lavorava e questa lavorazione sembra aver dato il nome alla vallata, che poi conserverà anche nel medioevo.

Ferrara pare derivare il nome da “ferraria” o da “vallis ferraria” = valle del ferro” (secondo Olivieri “Toponomastica veneta”).

II versante orientale del Monte Baldo (allora chiamato Mons Polninus), poco popolato ma frequentato in estate per l’alpeggio ovino e caprino, venne cristianizzato tra il IV ed il VI sec. Dopo le invasioni barbariche, l’avvento dei Longobardi portò a costituire dei presidi militari nel territorio baldense, mentre pare che i Franchi siano scesi nella Pianura All’Età del Rame (3.000-1.800 a.C.) apparterebbero i ritrovamenti di Preele e dei ripari sottoroccia di Cima Telegrafo. Nell’Età del Ferro (1.200 – 200 a.C.) la presenza umana è testimoniata infine dai resti di castellieri retici di Campedello, Lonza e Novezza, e forse, di Castello e di Castelcucco, lungo la via di attraversamento del Monte Baldo ed anche a probabile difesa e controllo dell’approvvigionamento di minerale di ferro nella zona, già allora impiegato. Dopo le invasioni di Galli Cenomani e Boi, i Romani avrebbero occupato il territorio baldense nell’89 a.C. per punire le scorrerie delle tribù locali nel territorio veronese, ma solo nel 16 a.C. un esercito comandato da Druso sottomise definitivamente queste popolazioni locali. Il ritrovamento dei resti di una casa d’epoca romana a Pravazzar conforta la tesi sostenuta da alcuni studiosi della presenza di una strada longitudinale (poi detta Campiona), che da Caprino saliva al Monte Motta (Prea Tersa) e percorreva il versante orientale baldense, attraversando il territorio di Ferrara, strada alternativa alla Claudia Augusta che transitava nella Val Lagarina. In epoca romana nella zona di Ferrara, non solo si estraeva il minerale di ferro, ma anche lo si lavorava e questa lavorazione sembra aver dato il nome alla vallata, che poi conserverà anche nel medioevo.

Ferrara pare derivare il nome da “ferraria” o da “vallis ferraria” = valle del ferro” (secondo Olivieri “Toponomastica veneta”).

II versante orientale del Monte Baldo (allora chiamato Mons Polninus), poco popolato ma frequentato in estate per l’alpeggio ovino e caprino, venne cristianizzato tra il IV ed il VI sec. Dopo le invasioni barbariche, l’avvento dei Longobardi portò a costituire dei presidi militari nel territorio baldense, mentre pare che i Franchi siano scesi nella Pianura Padana passando dal Cavallo d Novezza (oppure dal Passo. Cerbiolo), per Ferrara e Spiazzi lungo quella strada Campiona che era chiamata anche “Strada dei Mille Anni”, alternativa alla Val Lagarina, probabilmente allagata ed intransitabile in varie stagioni. È in questo periodo (sec. VII-IX) che il territorio di Ferrara diviene zona di confine, in quanto il confine dell’agro veronese da Rovereto arretrò ad Avio-Ala e la contea della valle di Caprino (comprendente anche Ferrara) fu aggregata alla Judicaria Gardensis, divenendo area Strategica. Sempre a quest’epoca vanno attribuiti i primi eremitaggi di Santa Maria “de monte bloto”, nel luogo dove sorgerà il santuario della Madonna della Corona, e forse, nel covolo sotto il Coal Santo a 1900 metri di quota. Tra la fine del IX ed i primi del X sec. per difendersi dalle scorrerie degli Ungheri la popolazione della zona eresse una fortificazione in pietra e legno sul Monte Castelcucco, dove ripararsi in caso di attacco. È probabile che già nell’alto-medioevo vi fosse nella zona di Ferrara una piccola cappella dipendente dalla Pieve di Caprino, dove la domenica un sacerdote veniva a celebrare la messa. Nel 1193 tutta la zona della valle di Caprino passò sotto il Comune di Verona e nacquero dei piccoli comuni rurali come Saugolo, posto nell’alta Val del Tasso ed avente giurisdizione sulle contradine di Croce, Preele, Pravazzar, Peagne (Saugolo è citato in documenti del 1199, 1207 e 1208). Le prime testimonianze scritte di Ferrara risalgono al 1218 in una bolla papale di Onorio III che, tra le cappelle della pieve di Caprino, cita anche quella di Ferrara. Così mentre di Saugolo non sì parla più, la giurisdizione comunale passa a Ferrara fino all’avvento degli Scaligeri nel 1277. Il territorio di Ferrara per la sua importanza strategica ed anche per la produzione e lavorazione del ferro fu amministrato direttamente dagli Scaligeri, venendo a far parte della Fattoria Scaligera, esente così da imposte e dazi del comune di Verona. Nel censimento dei territori scaligeri del 1355 compare la “villa” di “feraria (o Feratie) Montisbaldi” denominata “Feracia” nel 1396.

Passata nel 1405 sotto la Repubblica di Venezia, Ferrara divenne giurisdizione dapprima dei Dal Verme e poi del Comune di Verona. Quando nel 1442 si verificò un tentativo da parte dei suoi abitanti di ottenere l’indipendenza, usurpando il vicariato, il comune di Ferrara venne aggregato al vicariato di Garda, andando a far parte della “Gardesana della Terra”. E comunque in quell’anno che il comune acquista dal Governo Veneto i beni e pascoli ferraresi confiscati a Ludovico Dal Verme. Per quanto riguarda la chiesa, dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, presente come cappella alle dipendenze della pieve di Caprino ancora dai primi secoli dopo il Mille, questa diviene “di fatto” parrocchiale nel XV sec., con un sacerdote residente in loco che gode di propria rendita, e con la presenza di fonte battesimale e cimitero.

È in questo periodo che nascono le prime case murate e copate, con porticati ad arco e volti al pianoterra ed abitazione al primo piano, raggiunta da scala esterna. Testimonianze di queste costruzioni si hanno nelle contrade di Campedello, Meneghei, Cambrigar, Mezzavilla. Anche allora l’allevamento era importante se alcuni territori erano proprietà ecclesiastiche: Valfredda è citata nel XIII sec. come proprietà del Monastero di San Zeno, così come Ime e Preele appartenevano al Capitolo dei Canonici, mentre Basiana nel XIV sec. apparteneva al Monastero di Santa Anastasia.

Prima rappresentazione cartografica

La prima rappresentazione cartografica de “la Ferara” è nella cosidetta “carta dell’Almagià”, attribuita al 1460-65 che raffigura il versante orientale baldense con l’unico insediamento di Ferrara,

Le strade della zona
Le strade della zona nel 1589 erano rappresentate dalla strada della “Coccha” che inizia a contrada “El Spiazzo de la Crose” al confine del comune di Lubiara (proseguendo la strada Cavalara), porta a Ferrara e poi esce dal comune al confine con Brentonico ad Avio. Tale strada da Ferrara, saliva a Meneghei, dove si raccordava attraverso il “passo del Casel” con una stradamulattiera per la Val d’Adige, proseguiva per Fontana de la Teja ed il passo Cerbiolo. Un’altra strada, proveniente da Braga di Caprino entrava nel comune a Peagne, passava per Campedello (probabile sede comunale per un certo periodo e Cambrigar e saliva a Novezza lungo la Campiona. Sempre nel 1589 sono presenti a Ferrara due mulini di proprietà Zocha ed uno di Castelletti.
Arrivo dei francesi
Quando arrivarono i francesi di Napoleone, nella primavera del 1796, questi fortificarono la linea tra Fraine, Preele e Basiana ed il 23 giugno occuparono Ferrara, scacciandovi gli Austriaci. Il 28 giugno vi fu un combattimento a Basiana ed il giorno seguente gli Austriaci costrinsero i Francesi a ritirarsi nella zona di Rivoli. I Francesi tornarono nel ferrarese durante i mesi di novembre e dicembre, scontrandosi spesso con gli Austriaci, finché il secondo giorno della battaglia di Rivoli (15 gennaio 1797) gli Austriaci in ritirata verso Spiazzi furono costretti a fuggire in Val d’Adige attraverso il sentiero della Madonna della Corona, bersagliati dall’alto dai Francesi, anche con sassi.
La popolazione nel 1805
La popolazione che nel 1805 conta 648 abitanti, cala a 414 nel 1810 per poi tornare ad aumentare a 477 nel 1821 e a 552 nel 1837. Fino al 1871, quando conta 431 abitanti, la popolazione cresce e cala anche in relazione alle epidemie di tifo e di colera ed all’alta mortalità infantile.
Dopo la guerra
Dopo la guerra, l’economia del comune risente della crisi economica generale, della disoccupazione e dei debiti assunti per far fronte alle spese correnti e ad alcune realizzazioni pubbliche, come l’acquedotto comunale delle frazioni, iniziato nel 1922.
Nel 1924 diviene sindaco Francesco Piazzano, cui succedette come podestà, Ettore Muzzi che reggerà l’incarico per un decennio fino al 1939. In questo periodo continua la cura del comune per i boschi: se da una parte viene chiuso l’Orto di Novezzina, continua l’attività quello di Ime, mentre nel 1932 viene inaugurato il rimboschimento del “bosco del Littorio” tra contrada Peretti e Spiazzi. Nel 1937 finalmente il bilancio comunale torna in
attivo e si cerca di promuovere il turismo con la nascita nel 1928 del consorzio “strada Graziani” che sistema l’omonima strada e nel 1933 dell’associazione “Pro Monte Baldo”.
Durante la Seconda Guerra Mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire dal 1944 il territorio di Ferrara ospitò alcuni partigiani della divisione “Avesani” che effettuarono numerose incursioni ed assalti contro tedeschi e fascisti.

Il 10 agosto 1944 in paese viene ucciso il capitano della GNR Bruno Reggiani, medico condotto, mentre il 7 settembre si requisiscono armi e registri in comune. Il 26 ottobre viene effettuato un rastrellamento nazifascista, così come il 20 dicembre toccherà a Pian di Festa. In dicembre vengono uccisi alcuni soldati tedeschi ed anche alcuni partigiani, mentre altri attacchi avvengono nei primi mesi del 1945. Infine, il 23 aprile viene attaccata una pattuglia tedesca che lascia sul terreno 4 morti e tre feriti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, 6 furono i caduti ferraresi.

Gli ultimi sviluppi demografici
A partire dal 1952 si inizia la costruzione di villette nella pineta di Albarè, cui seguiranno nei decenni successivi i villaggi turistici di Monte Castelcucco e di Lonza (El Cico). In questi anni vengono completati gui acquedotti delle frazioni Fraine, eneghei, Campedello, Moie, Preele e Peretti.
Nel 1961 nasce un primo skilift a Novezza, cui in seguito si aggiungeranno gli skilift del Marocco e del Monte delle Erbe, con la realizzazione della stazione sciistica invernale di Novezza. Nel 1962 tutte le frazioni sono servite dalla luce elettrica e negli anni Ottanta viene venduto il vecchio municipio ed acquistata la villa Candelpergher dove si trasferirà poi il nuovo municipio. Nel 1982 si realizza il Sacrario del Baldo a Saugolo, mentre nel 1989 viene inaugurato l’Orto botanico di Novezzina, realizzato dalla Comunità Montana del Baldo.
L’agricoltura è ancora un settore economico importante, basata soprattutto sull’allevamento, con sei aziende agricole. Tra i prodotti tipici occorre menzionare la produzione e vendita, del formaggio Monte Veronese DOC. Mentre non esistono industrie, buono è lo sviluppo di imprese commerciali, in numero di 12 in tutto il comune. Nel 2005 a Novezzina è stato inaugurato l’Osservatorio Astronomico del Monte Baldo “Angelo Gelodi” mentre dal 2012 è nato il Parco Naturalistico-Scientifico di Novezzina, per promuovere la conoscenza dell’ambiente naturale baldense con visite, escursioni, attività didattiche e laboratori. Negli ultimi dieci anni è stata pavimentata e sistemata la piazza, mentre il Municipio è stato trasferito, assieme ai servizi pubblici ed alla Biblioteca, nel complesso ex-Tonini, ben ristrutturato.

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