Clima e vegetazione
Giorni con cielo sereno a Ferrara di Monte Baldo
In media i giorni di cielo sereno o misto variano tra i 190 ed i 260 all’anno e 100 sono quelli di cielo coperto con precipitazioni.
Vegetazione dai 500 ai 900 metri
Dai 500 ai 900 metri di quota vi è la fascia dell’orno-ostrieto con boschi cedui misti di Carpino nero (Ostrya carpinifolia) con foglie ovato-acuminate dal margine seghettato, di Roverella (Quercus pubescens), una quercia termofila amante dei versanti più soleggiati, le cui foglie morte restano sui rami anche nel periodo invernale perché possiedono un picciolo molto resistente e di Frassino orniello (Fraxinus ornus) dotato di foglie pennate e vistose infiorescenze.
La vegetazione dai 900 ai 1600 metri
Dai 900 ai 1600 metri di quota i pascoli si alternano con la faggeta.
Il faggio (Fagus sylvatica), pianta caratteristica per la sua forma a candelabro, se isolato, è un albero maestoso, di prima grandezza, spesso di età secolare, con tronco diritto avente corteccia liscia di colore grigio. Si riunisce in associazioni chiuse oppure si ritrova in maestosi esemplari isolati, anche secolari; arriva a colonizzare gli ambienti fino ai 1500 metri d’altezza.
Interessanti sono le faggete di Ime, Basiana, Gambone-Novezzina e Lonza.
La faggeta, la più antica ed importante associazione forestale baldense, si ritrova dagli 800 ai 1600 metri di quota, in zone ad abbondante piovosità.
Sopra i 1200 metri
Sopra i 1200 metri di quota si incontrano i pascoli delle malghe Ime, Gambone, Novezzina, Valfredda, Lonza e Novezza. Gli ambienti ed i tipi di vegetazione del pascolo sono i più disparati, ma li possiamo distinguere in pascoli magri e pingui. I pascoli magri comprendono formazioni sottoposte a debole carico di bestiame pascolante. In particolare su pendii aridi e soleggiati a forte inclinazione, sono presenti pascoli magri xerofili caratterizzati dalla graminacea a foglie pungenti Festuca alpestre (Festuca alpestris), formante cespi consistenti; ad essa si accompagnano il Laserpizio sermontano (Laserpitium siler), la Betonica bianca (Betonica alopecurus) ed altre specie, tra cui il Bromo eretto (Bromus erectus), alcuni Semprevivi, la Pulsatilla alpina (Pulsatilla alpina), le Genziane (Cruciata, urticulosa, ciliata), il caratteristico Asfodelo montano (Asphodelus albus) ed il Brachipodio pennato (Brachypodium pinnatum).
Tra i 1700 e 2200 metri
Tra 11700 e i 2200 m di quota, da Costabella a Valdritta (ed anche oltre), vi è la fascia del pino mugo e del rododendro con arbusti che risalgono verso le creste negli imbuti nivali e nei ripidi valloni orientali. È questa la fascia degli “arbusti contorti” posta tra il limite del bosco e le praterie alpine, dove la copertura invernale della neve, li protegge dalle rigide temperature e dai venti freddi. Tra le associazioni di arbusti, la specie più importante è rappresentata dal Pino mugo (Pinus mugo), un pino nano dai rami in parte prostrati che esercita una intensa azione consolidatrice del suolo.
La mughetta
Nella mugheta si rinviene anche il Rododendro nano (Rhodothamnus chamaecistus) altra varietà di arbusto sempreverde dai delicati fiori rosa, ed in alcune aree la rarissima orchidea Pianella della Madonna (Cypripedium calceolus). Vi sono poi alcuni Salici (Salix waldsteiniana, Salix appendiculata) ed arbusti di Ontano verde (Alnus viridis) particolarmente in zone esposte a nord o umide.
Le zone erbose
Sulle zone erbose pioniere e lungo le cengie di cresta si rinviene una vegetazione a Sesleria comune (Selseria varia) e Carice rigida (Carex Firma) con numerose entità endemiche e rare quali la Primula vistosa (Primula spectabilis) ed il Carice del Monte Baldo (Carex baldensis) dalle candide spighe e dal lungo sperone, nonché la diffusa Stella Alpina (Leontopodium alpinum).
Le rupi
Le rupi calcaree del Monte Baldo spesso verticali o strapiombanti, conservano singolari specie botaniche “pioniere” in nicchie, piccole cavità o fessure, dove si raccoglie un modesto suolo primitivo.
La specie guida più caratteristica delle rupi calcaree è la Cinquefoglia pendula (Potentilla caulescens), che dà il nome alla vegetazione più frequente in questo ambiente, di solito osservabile su pareti al di sotto dei 2000 m ben esposte al sole (Potentilletum caulescentis).
Numerose le Sassifraghe, tra le quali menzioniamo le rare Sassifraga del M. Tomba (Saxifraga tombeanensis) e Sassifraga di Burser (Saxifraga burserana) presenti su rocce strapiombanti, la Sassifraga verdazzurro (Saxifraga caesia) e quella alpina (Saxifraga paniculata).
A queste si accompagnano alcune specie di Hieracium, mentre sulle pareti strapiombanti sono ospitati diversi licheni crostosi. Significativi sono poi la Atamanta comune (Athamanta Kerner cretensis) con numerosi fiori bianchi in ombrelle, la famosa primula gialla Orecchia d’orso (Primula auricola), specie di rifugio pre-glaciale e la Bonarota comune (Paederota bonarota) con la corolla bilabiata e diretta dai fiori blu-violetti. A volte si può anche incontrare anche il Pino mugo (Pinus mugo) che si abbarbica alle fessure tra le rocce e il Ranno spacca sassi (Rhamnus pumilus), piccolo arbusto dalle foglie ovali e dai fiori giallastri poco appariscenti.
Le rupi costituiscono uno degli ambienti più ricchi di specie endemiche in quanto più di un terzo degli endemismi delle Alpi sì rinvengono esclusivamente su rupi e ghiaioni. Tra questi endemismi citiamo la Sassifraga gialla (Saxifraga mutata), l’Aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana), il Ranuncolo di Kerner (Callianthemum kerneranum), la bella Campanula del Monte Baldo (Campanula petraea) e la Potentilla persicina (Potentilla nitida) dai fiori rosa. Su pareti strapiombanti dove l’acqua della pioggia non giunge direttamente, è possibile rinvenire anche il Raponzolo chiomoso hysoplexis comosa), che rappresenta uno degli endemismi più pregevoli del Monte Baldo.
I grandi alberi
Tra i grandi alberi secolari presenti nel territorio del comune di Ferrara di Monte Baldo vi è il pino nero (Pinus nigra) delle “Buse dei morti” posto sul Dosso Struzzenà a 1160 metri di quota, in fianco ad una croce che ricorda la morte di nove soldati durante la Prima Guerra d’Indinendenza del 1848.
Vi sono poi i grandi faggi (Fagus sylvatica) della riserva di malga Lonza, posti a 1280 metri di quota lungo la strada che sale alla malga.
Il più grande, posto a sinistra della malga in una conca presenta una circonferenza di 4,20 metri (ad 1,3 metri d’altezza), un’altezza di 24 metri ed una chioma estesa, con un’età di oltre 200 anni. Buone sono le sue condizioni.
Infine, pisogna menzionare il tiglio (Tilia platyphyllos) del Castello, posto a 1052 metri a fianco della stradina che porta a contrada Castello, rovinosamente caduto per un fortunale qualche anno fa.
Era alto 20 metri, con una circonferenza di 3,70 metri (a 1,3 metri d’altezza) e un’età stimata in circa 200 anni.